I vivi sono più morti dei morti

Ho visto i morti, in bare nei camion, stipati nelle chiese e nei cimiteri, soli. Ho visto i vivi, rispondono “presente” di fronte ad uno schermo, e sono più morti dei morti
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I vivi sono più morti dei morti

Ho visto i morti, in bare nei camion, stipati nelle chiese e nei cimiteri, soli. Ho visto i vivi, rispondono “presente” di fronte ad uno schermo, e sono più morti dei morti
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I vivi sono più morti dei morti

Ho visto i morti, in bare nei camion, stipati nelle chiese e nei cimiteri, soli. Ho visto i vivi, rispondono “presente” di fronte ad uno schermo, e sono più morti dei morti.

Ma chi é il responsabile di questa strage? No, non è il covid, lui ha ucciso le membra, ha levato il respiro. Il vero killer si chiama lockdown. Ha portato via le anime di noi vivi, ci ha spogliato totalmente di ogni nostra passione, ha oscurato il nostro domani, ci ha condotto ad essere zombie in una civiltà distrutta, tenuta in piedi da un barlume di speranza riposto in ciò che sembra essere, a tutti gli effetti, l’arca di Noè: Il Vaccino.

Incollati, piegati, accucciati su degli schermi, tentando invano di mantenere saldi i rapporti umani, abbiamo provato per un anno intero a conservare la nostra allegria, la nostra speranza, la nostra umanità nonostante tutto.

Ma il tempo scorre senza sapore in un corso senza fine, intervallato qua e là da brevi parentesi di fioca felicità. 

L’oggi è tutto un susseguirsi di azioni ripetitive che ormai non suscitano più nulla, abbiamo smesso di chiederci: “e domani che facciamo?”, lo sappiamo tutti, anche se non vorremmo. La Novità non esiste più. Le nostre giornate passano monotone, la scuola non c’è praticamente più, lo sport è tassativamente disincentivato, la socializzazione è ostacolata e noi siamo sperduti senza sapere cosa fare. La noia sta conquistando le ore che prima erano ricche di amici, sorrisi e amore. Tuttavia ciò che mi fa più arrabbiare è che ogniqualvolta ci concedono un breve attimo di libertà, ci vengano affibbiati epiteti per giustificare l’eventuale “ondata di contagi” o “boom di malati”. Diamine, noi rialzeremo il mondo, noi salderemo i debiti, noi realizzeremo i sogni che il lockdown ci ha sbiadito, noi siamo il futuro. Però per la gente siamo gli untori, la movida, gli assembramenti, le discoteche, ma non hanno capito che non succederà un’altra volta perché siamo stanchi, stanchi morti.

Siamo arrivati a un punto così tragico che guardiamo al passato per sperare nel futuro, nessun giovane ha mai così fortemente voluto tornare a vivere nel passato come noi in questo momento, nessuno ha mai detto: “il domani? Solo se sarà come ieri.” Io lo vorrei urlare. Vorrei che le persone si rendessero conto che i giovani hanno bisogno di sorrisi, di certezze, di amicizia, di amore. I giovani ne hanno bisogno per essere vivi

Ho visto i morti, in bare nei camion, stipati nelle chiese e nei cimiteri, soli. Ho visto i vivi, rispondono “presente” di fronte ad uno schermo, e sono più morti dei morti.


Gabriele Fabbri, IIC Liceo Castelnuovo

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