Fratelli

Fratelli

Viaggio al termine dell'Africa

J. Storni

Giunto in Etiopia per testimoniare i massacri dell’esercito nella regione dell’Ogaden, Jacopo Storni viene arrestato senz’accuse dai militari. Una prigionia condivisa con Mohamed, il ragazzo etiope di etnia somala che l’aveva accompagnato come interprete. Sono giorni tra la vita e la morte. I due coetanei, uno nato in Africa e l’altro nel benessere occidentale, esorcizzano la paura parlando dei loro mondi agli antipodi. Ne nascono riflessioni sul senso della vita, in un confronto perpetuo tra Africa e Occidente. Poi la liberazione. Ma dieci anni dopo, per caso, Storni scopre la verità: Mohamed non è mai stato liberato. Attanagliato dai sensi di colpa e spinto dal desiderio di riabbracciare il suo compagno di cella, inizia una disperata ricerca. Con un sogno: cambiare la vita di Mohamed.
Giornalista, scrive sul «Corriere della Sera» e su «Redattore Sociale». Nell’ambito delle sue inchieste giornalistiche, ha scoperto il caporalato nel Chianti, e rivelato il respingimento dei migranti tra Italia, Francia e Austria, e lo sfruttamento del lavoro nelle fabbriche toscane che producono per i marchi della moda. Ha fondato l’associazione Global Friends ed è direttore del blog «Storie di Firenze». Autore di libri sul tema dell’immigrazione, con Castelvecchi ha pubblicato L’Italia siamo noi (2016) e Siamo tutti terroristi (2018).

Recensioni

Chloe Groues

Ho letto il libro « fratelli, viaggio al termine del’Africa ». Questo romanzo è stato scritto da Jacopo Storni.

Questa testimonianza raconta la storia commovente dell’autore.

Jacopo Storni è andato in Etiopia per testimoniare il massacri nella regione dell’Ogaden. L’autore è stato mandato in prigione dai militari per nessuna ragione. Nella sua camera conosce « Mohamed » un ragazzino con cui creerà un legame molto forte.

Jacopo Storni sarà liberato e rimandato in Italia pensando che pure Mahomed era stato liberato.

Circa dieci anni dopo scoprirà che Mahomed è restato in prigione e alora l’autore a per missione di andare a trovare il suo compagno di cela per cambiare la sua vita.

Questo libro mi è piaciuto molto. È un libro comuovente che mi ha fatto piangiere. Il lessico usato è ricco e ricercato. Le frasi non sono molto lunghe e sono semplici da capire. Consiglio questo libro a tutte le persone che amano le aventure e i libri forti in emozioni.


Arianna Sarti

Ho letto “Fratelli, viaggio al termine dell’Africa” di Jacopo Storni e personalmente non mi è piaciuto. Non ho neanche finito il libro, infatti ho letto poche pagine. Per quel poco che ho letto il libro scorre abbastanza velocemente, però ci sono pochi dialoghi. Per me i dialoghi sono abbastanza importanti perché lo rendono più interessante. Inoltre la trama non mi ha interessato molto. Dati questi 2 motivi non riuscivo a seguirlo e stare attenta, quindi ho deciso di interrompere la lettura. Se potessi dargli un voto penso che gli darei 1/5


Pietro Campi

Fratelli è un libro drammatico che racconta la storia di questo giornalista, ovvero Jacopo Storni, che va in un paese molto povero per capire come si viveva in un paese in povertà. A me questo libro mi è piaciuto particolarmente per come veniva descritto il luogo dove era il protagonista e dalle usanze che avevano per vivere al minimo. Mi ha colpito il cambio di vita che c’era per esempio tra l’Italia e l Etiopia, perché noi che viviamo bene con il cibo ogni giorno, non facciamo caso a quello che succede in altri paesi più poveri, finché non si vede concretamente.


Jesse Deacon

“Fratelli” è un libro scritto da Jacopo Storni e narra di un giornalista accompagnato da un ragazzo interprete di etnia somala, per un viaggio in Etiopia per testimoniare i massacri dell’esercito. Una volta arrivati il giornalista e l’interprete verranno messi senza alcun motivo in prigione. Nonostante il giornalista sia nato in Occidente e il ragazzo interprete in Etiopia, tra di loro nascerà un’amicizia molto profonda.
Questo libro è pieno di emozioni forti del dolore alla gioia dell’amicizia nata. Il giornalista e l’interprete verranno liberati e ognuno prenderà la propria strada: La storia purtroppo non ha un lieto fine per tutti e due perché mentre il giornalista aveva potuto andarsene, in realtà scoprirà che il suo amico interprete era stato torturato.
Questo libro è molto intenso; è bellissimo pensare che due persone così diverse poi abbiano un’amicizia così forte:

A me ha colpito il finale ed è bello il messaggio che Jacopo vuole trasmettere, che non importa da dove veniamo o come siamo ma l’importante è come sia uno dentro, contano le nostre emozioni.

Jesse Deacon


Tommaso Borgni

Questo libro si legge tutto d un fiato ,è interessante e molto coinvolgente.
Il viaggio che Jacopo Storni compie non è s un viaggio come gli altri , ma è un viaggio alla ricerca di se stessi affrontando il confronto con un altra persona (Mohamed) un’ altra realtà ovvero quella dell’ Etiopia .
Questo libro mi é piaciuto molto e lo consiglio a chi piacciono le storie di avventura


Vittoria Ricciardi

Questo libro racconta la storia di un giovane giornalista che decide di recarsi nella regione dell’Ogaden, in Africa e con occhi da europeo descrive e fotografa la gente sfinita da carestie e da una guerra lunga e violenta ponendosi mille domande ed ho apprezzato che l’autore abbia sottolineato che il suo viaggio in Africa sia stato dettato, oltre che da scopi umanitari, anche dalla sua brama di far carriera. L’amicizia con Mohamed, ragazzo africano della stessa età che fa da guida, si intensifica quando sono arrestati e portati in prigione. Qui vivono due settimane nella stessa cella, dove si scambiano pensieri ed esperienze completamente agli antipodi. La contrapposizione delle due culture e le esperienze dei due giovani fanno riflettere su argomenti che sono all’ordine del giorno e sono sviscerati con occhio critico e profondo. Anche il tremendo carcere viene affrontato in modi diversi dai due amici: Mohamed con pacatezza risponde ” inshallah” alle mille domande, affidandosi al volere di Dio, mentre invece l’autore non si dà pace e piange. Mi ha colpito in questa parte del libro la profonda umanità dei carcerati, che cercano di dare in qualche modo conforto all’unico uomo bianco presente nella prigione. Lo scrittore viene poi liberato e torna in Italia, pensando che pure l’interprete venga lasciato libero. Dopo dieci anni il giornalista cerca faticosamente di mettersi in contatto con Mohamed e dopo varie peripezie lo raggiunge ad Adis Abeba e scopre che dopo la sua liberazione il compagno venne torturato per tre giorni e riuscì poi a scappare. Mi è sembrato un po’ forzato il ricordarsi dell’amico Mohamed solamente 10 anni dopo l’accadimento, non avendo nel lungo periodo avuto alcun contatto. La parte finale del libro è a mio avviso la più intensa e fa riflettere sulla necessità di investire ed aiutare gli africani a ricercare nel loro continente i valori e creare nuove possibilità per uno stile di vita accettabile. Storni vuol portare in Italia Mohamed ma si chiede se sarà felice, se lo sono i numerosi immigrati che troviamo ogni giorno per strada, lontani dai loro affetti e dalle loro abitudini, in un mondo dove sono considerati emarginati e ghettizzati. Mohamed resterà in Africa e con i cinquemila dollari che gli verranno donati dallo Storni avvierà un allevamento di bestiame e resterà nella sua Terra. L’immagine che compare sul cellulare dello Storni dopo qualche tempo, presenta l’amico con il bestiame nei pascoli della sua Africa, felice.


Martina Rossi

Ogaden, Etiopia: terra di soprusi e villaggi bruciati, posto ricco di storie da raccontare, ma nascosto dal buio perché per raccontare delle storie dobbiamo avere il coraggio di “toccarle con mano”. Folli sono ritenuti coloro che intraprendono un tale viaggio, folle è ritenuto Jacopo Storni, giornalista fiorentino sulla soglia dei trent’anni il cui unico sogno è raccontare al mondo l’Ogaden.

In “Fratelli, viaggio al centro dell’Africa”, biografia di Jacopo Storni pubblicata nel 2021, lo stesso Jacopo racconta il suo viaggio, fisico e interiore, in Ogaden con lo scopo di “fracassare l’indifferenza dei cuori”. Il nostro reporter si ritrova a dipingere l’Africa dello stereotipo, ma si renderà conto di aver esagerato quando viene portato alla fabbrica Ogaden dai soldati etiopi con Mohamed, il suo interprete e compagno di viaggio, poi arrestato. Sapeva già cosa spettava ai giornalisti bianchi che “non amavano farsi gli affari propri”, ma sarà proprio tra queste prigionie che il vero significato di amicizia e di sacrificio illuminerà Jacopo. Dopo quindici giorni di detenzione il giornalista viene rintracciato dai genitori, liberato e riportato a casa al contrario di Mohamed. Dieci anni dopo il protagonista, ormai sposato,scoprirà che in realtà l’amico non è stato liberato pochi giorni dopo di lui, come l’Ambasciata Italiana gli aveva raccontato, bensì è stato torturato dai militari e solo tre giorni dopo è riuscito ad evadere e a rifugiarsi in Somalia dove una guerra sanguinosa divampava. E’ nella terza parte del libro che Jacopo si rimette in contatto con Mohamed, vuole portarlo in Italia e cerca di farlo in tutti i modi possibili anche se tutto non è facile come sembra.

Questo libro, ricco di excursus e flashforward, tramite un linguaggio medio-alto e profondamente descrittivo, non solo ci offre un’ampia visione sui soprusi e sulle ingiustizie Etiopi, ma ci insegna i valori di un’amicizia che nasce all’improvviso tra due coetanei provenienti da realtà diverse con sogni e valori uno all’antipodo dell’altro. Ho trovato illuminanti i valori che Jacopo Storni trasmette attraverso citazioni di grandi personaggi come Gandhi, John Steinbeck e Papa Ratzinger, così come la cruda realtà paragonata alla storia del luogo stesso in cui il lettore viene catapultato. Consiglio questo libro a coloro che vogliono la prova che a volte si emigra per aspirazione e non per disperazione e che “il dolore non viene mai per caso”.


Mattia Meini

Fratelli.Viaggio al termine dell’africa” di Jacopo Storti è il racconto della storia della prigionia dell’autore e soprattutto la storia di una grande amicizia.Storni arrivato in etiopia per testimoniare i massacri dell’esercito nella regione dell’Ogaden insieme al suo interprete Mohamed. I due uomini vengono ingiustamente incarcerati dai militari. Durante la prigionia per esorcizzare la paura si confrontarono sulla vita, sulla morte ,sulle ingiustizie e su Dio. Dopo due settimane tra la vita e la morte Jacopo viene liberato. Dopo dieci anni Storti scopre che il suo grande amico Mohamed non è mai stato liberato. Inizia così l’avventura di Jacopo per ritrovare e riabbracciare il suo amico.Con un solo sogno: cambiare la vita di Mohamed e portarlo a vivere in Italia. Questo libro mi è piaciuto molto, la lettura era scorrevole e scritto con un linguaggio chiaro.La tematica del libro era una tematica molto importante che mi è molto piaciuta.Il mio personaggio preferito è il protagonista Jacopo Storti, un uomo molto coraggioso che è riuscito a superare un brutto periodo di prigionia,e credendo nel valore dell’amicizia partirà per ritrovarlo.


Santino Lopez Coppola

Questo libro è un po’ lungo e impegnativo, una storia personale, di ingiustizia, molto coinvolgente.
Racconta elementi culturali e la vita dell’ Ubuntu. Il finale non è scontato ed è l’amicizia tra due persone che appartengono a mondi e culture diversi.


Valentina Cappuccioni

Fratelli parla di un ragazzo di solo 20 anni che vuole diventare un giornalista importante compiendo una missione che tanti altri giornalisti non sono riusciti a compiere, ovvero di far conoscere al mondo le avidità
che accadono in Somalia Ogaden.
Jacopo arrivato a Ogaden senza spiegazione viene arrestato insieme a Mohamed un giovane etiope che lo ha accompagnato nel suo viaggio,la loro vita è in bilico ma …

Ho trovato fratelli un libro scritto da j.storni ,bello e pieno di emozioni sia belle sia brutte .È scritto in maniere scorrevole e per questo la lettura non è lenta anche se magari all’inizio il libro è un pó noioso essendoci parecchie descrizioni storiche.


Caterina Sbuelz

“Fratelli” affronta un argomento molto difficile da trattare, ovvero la vita di quelli che vengono considerati “gli ultimi” della nostra società e la migrazione. Il giornalista autore del libro si prende come obiettivo quello di mettere a tacere i propri pregiudizi e i luoghi comuni che nascono la maggior parte delle volte dall’opinione generale della comunità in cui viviamo. Il tutto nasce dal suo desiderio di visitare la regione dell’Ogaden in Etiopia e raccontarne i soprusi commessi dall’esercito etiope nei confronti della popolazione. Storni viene però arrestato insieme al suo traduttore Mohamed dai militari e detenuto in prigione per due settimane. Il giornalista allora comincia a provare un forte sentimento di affetto nei confronti del ragazzo suo coetaneo, ma diverso da lui secondo tutti i punti di vista. Dieci anni dopo l’autore scopre che l’amico non è stato liberato, ,ma che dopo essere stato torturato è riuscito a fuggire ed ha vissuto in Somalia fino a quel momento. Il personaggio per cui si prova maggiore compassione durante la lettura è sicuramente Mohamed, che nonostante tutto rimane sempre relativamente tranquillo e non sembra mai provare avversione nei confronti del narratore, che è in parte causa della sua situazione. L’autore alla fine riesce a sdebitarsi con l’amico, che arriva a chiamare fratello, e la storia arriva  quindi a un lieto fine, anche se rimane molto da riflettere sulla condizione generale dell’Africa e dei suoi abitanti. “Fratelli” è un libro positivo, perché ci fa vedere che ci sono delle persone che cercano davvero di fare qualcosa per chi ha avuto meno fortuna di noi; però fa anche una panoramica reale sullo stato del continente e soprattutto sulle condizioni di vita delle persone: qualcosa che forse non saremmo neanche riusciti a immaginare. Il libro lascia quindi un senso di insoddisfazione nei nostri stessi confronti, per non essere abbastanza informati sull’argomento e per l’indifferenza che talvolta mostriamo e che non dovremmo avere. Capiamo davvero quanto poco la questione venga trattata e quanto sia ampio il divario tra le diverse comunità che compongono il nostro mondo, con le differenze culturali che questo comporta e che sono relative a seconda del punto di vista..


Matteo Gambera

“Fratelli” parla della vera storia dell’autore, Jacopo Storni, giornalista fiorentino, che spinto
dalla voglia di far emergere le disgrazie del mondo e anche di far capire a tutti i lettori che
non esistono razze, va in Etiopia per testimoniare i massacri dell’esercito nella regione
dell’Ogaden.
L’autore, lasciandosi alle spalle tutti i comfort dell’Italia, arriva in Africa, dove conosce
Mohamed (ragazzo di origini somale), che sarebbe dovuto essere suo interprete.
I due giovani vivranno giorni molto difficili fino a che non li arresteranno e andranno in
prigione insieme.
lì dentro si confronteranno sui modi di vivere dei loro mondi completamente diversi: da una
parte il benessere totale e capitalistico del fiorentino e dall’altra la povertà africana del
giovane somalo.
Storni in seguito verrà liberato e torna in Italia. Dieci anni dopo decise di affrontare le sue
paure e tornare in Etiopia, dove scoprì che Mohamed non fu mai stato liberato e da lì,
mosso da sensi di colpa, cominciò il viaggio per liberarlo.
Il libro all’inizio può sembrare noioso ma col passare delle pagine, ti prende e ti coinvolge. E’
molto scorrevole e carino e lo consiglio perchè parla di un’amicizia senza frontiere.


Camilla Quispe

il libro è molto interessante perché si tratta di una storia vera, che anche se non è recentissima, sta accadendo tuttora a moltissime persone. L’autore ha fatto un bel lavoro poiché in molte parti della narrazione sembra che ci siano dei colpi di scena che spingono il lettore a continuare leggere.


Edoardo Biscioni

Questo libro parla di un giornalista fiorentino, Jacopo Storni, che, una volta finita l’università, vuole recarsi in Ogaden, una regione dell’Etiopia a maggioranza somala e musulmana, che da decenni rivendica l’indipendenza dall’Etiopia e che dopo la guerra tra Somalia ed Etiopia è stata militarizzata. Jacopo decide di andare per documentare e toccare con mano gli orrori e gli eccidi che l’esercito etiope commette in questa regione. Pertanto il protagonista prende il primo aereo per Addis Abeba, la capitale, e ci rimane per qualche giorno. Poi riprende il viaggio per l’Ogaden. Lì incontra un ragazzo di nome Mohammed che sarà il suo interprete per tutto il suo viaggio. I due partiranno insieme ad un autista, che li accompagnerà per tutti i villaggi da vedere. Però il loro percorso verrà interrotto quando i tre verranno fermati da un gruppo di soldati che li arresterà. Tuttavia l’autista riuscirà a liberarsi dopo qualche minuto, invece Jacopo e Mohammed non saranno liberati. Da questo momento il loro viaggio si tramuta in una lotta per la sopravvivenza, mentre vengono spostati da una prigione all’altra.
Questo libro mi è piaciuto abbastanza, visto che questo genere di libri, legati all’attualità, è il mio preferito. Mi è piaciuto anche perché è abbastanza leggibile, a parte che per alcuni termini che sono in lingua etiope. Devo notare
che i primi capitoli del libro sono molto lenti perché mancano di azione. Tuttavia la trama si riprende quando Jacopo e Mohammed vengono arrestati e il testo diventa più fluido.
Ho trovato interessante che le vicende del testo fossero ambientate in Africa, più di preciso in una regione dell’Etiopia chiamata Ogaden.
Questo libro mi è piaciuto anche perché l’autore mette al centro le diversità di due culture, ovvero quella occidentale e quella africana.
Io lo consiglierei ad un lettore medio a cui piacciono particolarmente le biografie e i libri storici.


Nicole Endaya

Un libro che fa riflettere 

 

Questo libro parla di Jacopo Storni che decide di andare in Etiopia nella regione di Ogaden; il suo obiettivo era quello di documentare i massacri da parte dell’esercito ma, alla fine, il viaggio diventa una prigionia perché Jacopo viene catturato con Mohamed, la sua guida.

Per giorni vengono trasferiti in diverse prigioni e un giorno Jacopo viene liberato… solo dopo 10 anni scopre che Mohamed non era ancora libero e lo va a cercare.

Questo libro fa ragionare, in molte parti fa capire quanto la maggior parte di noi sia fortunata a vivere una vita tranquilla mentre in altri paesi le persone non sanno nemmeno cosa sia tanto sono abituati a vivere una vita opprimente. Il messaggio che  arriva dopo aver letto la storia mi piace, mi ha portata ad apprezzare di più la mia vita.

Ma nonostante sia un libro che fa riflettere, il modo in cui è scritto non mi è piaciuto. Sono una ragazza che legge molto velocemente e questo libro mi ha portato in blocco: la prima parte è molto lenta, solo dopo diventa più scorrevole. Questo mi ha influenzato molto e mi ha portato ad avere un giudizio negativo su tutto il libro.

Penso che il ritmo del libro sia dato dalle continue citazioni che l’autore fa, dato che durante il racconto ci sono delle parti di testo scritti da altri autori/giornalisti su cui Jacopo Storni riflette e queste da un lato ci possono stare, perchè se leggi e ti immedesimi nell’autore riesci magari a ricevere le sensazioni che nel momento provava e ti metti  proprio a riflettere con lui, ma, allo stesso tempo, mi hanno confusa perchè, magari, all’inizio parlava della vicenda e dopo citava un passo e così mi sono ritrovata a rileggere svariate volte per capire meglio e questo rende la lettura pesante e più lenta.

Dato il mio pensiero sul libro, io lo consiglierei a qualcuno a cui piace il genere autobiografico, o che comunque ama storie reali in cui  vengono raccontate delle esperienze che non senti comunemente (come appunto l’esperienza di Jacopo Storni) e definitivamente a qualcuno che non si fa influenzare subito e riesce ad apprezzare anche se il bello arriva dopo.


Bianca Tendi

Un libro che non parla solo di una storia, ma di tante storie, di tante vite. Un libro che vede una fusione di due culture opposte in tutte le loro sfaccettature, culture così opposte che però appartengono pur sempre a delle persone, che conoscendosi non sono poi così diverse, sempre esseri umani, sempr capaci di provare emozioni e sempre schiavi di questo mondo ingiusto. Un ibrido tra l’occidentalizzazione dei paesi sottosviluppati e la credenza che alla fine siano i migliori, quando migliori sono solo apparentemente, perchè abitati da persone ricche di ego e di supposizioni, di persone attaccate ai soldi tanto quando agli oggetti, che per la terra non provano altro che disprezzo; e invece una cultura logorata dalla povertà e dalla schiavitù, dalle guerre, e vissuta con amore da popoli legati alle tradizioni e alla religione, unica salvezza che li distrae dalla rovina.

Un viaggio iniziato con entusiasmo e finito con la cosapevolezza che questo mondo vada davvero cambiato, e salvato da chi lo abita, concluso con la paura di ciò che si è visto, e giunto al termine con un amico in più.

Non è un romanzo romantico, non è un romanzo giallo e ancor meno fanta-scientifico, è semplicemente un romanzo che parla della vita. Sicuramente non è adatto alla lettura di tutti, per coloro che non amano leggere è sconsigliabile, ma chi è interessato alla storia, e alla conoscenza di ciò che lo circonda, è il libro perfetto, perfetto per aprire gli occhi, e magari piangere di fronte alla verità.

In determinate parti crudo e violento, in altre più spassionato e commovente, un ritmo di scrittura altalentante, ma costante rimane invece la voglia di finirlo, e la voglia di capire se un futuro in quest’umanità esista davvero, o se adesso è solo un sogno.


Alberto Olianti

“Molti mi chiedono se questo è un libro sull’Africa ma in realtà è un’autobiografia”; così Jacopo Storni, giornalista fiorentino per il “Corriere della Sera”, racconta il suo nuovo libro alla scoperta del continente nero, ma soprattutto di noi stessi.

Il giovane e ancora ingenuo reporter Jacopo giunge in Etiopia per raccontare i soprusi e le atrocità commesse regolarmente dal governo Etiope nella regione dell’Ogaden. Audace e volenteroso di denunciare gli orrori della guerra e della povertà, l’illuso sognatore si troverà a fronteggiare un duro ostacolo imprevisto, che cambierà in modo irreversibile la sua mentalità e la sua visione del mondo. Ancora al principio della sua intrepida missione lo sventurato viene arrestato dai militari etiopi, intenzionati a nascondere il proprio scempio agli occhi dell’opinione pubblica. Nelle due lunghe settimane di drammatica prigionia il nostro protagonista sarà accompagnato da Mohamed, ragazzo etiope di etnia somala che con lui ha intrapreso questo viaggio in qualità di interprete e con cui dovrà condividere questo terribile destino. I due stringeranno un legame profondissimo ed impareranno a conoscersi l’un l’altro; così lontani eppure così vicini in questa sventura. Dopo la liberazione Jacopo torna in Italia e vive serenamente per dieci lunghi anni, fino a quando non scopre casualmente che Mohamed è costretto a vivere come profugo lontano dal suo paese. Le certezze di Storni crollano e, spinto dai sensi di colpa e da un profondo sentimento di fratellanza, si prende a cuore la causa e decide di cambiare la vita di Mohamed portandolo qui in Italia.

Di questo libro mi è piaciuto la sua particolarità ed il suo deciso cambio di rotta. Si possono infatti distinguere chiaramente due diverse parti del racconto. La prima è incentrata sul fallimentare report di Storni, mentre la seconda sul tentativo del giornalista di salvare la vita al compagno etiope. In entrambe le sezioni vengono affrontate diverse tematiche universali, che spaziano fra il senso della vita, il rapporto con Dio, la famiglia e la morte. Da qui partono interessantissimi spunti di riflessione e come lettori potremo assistere ad un acceso e continuo confronto fra due mondi così lontani come l’Africa e l’Occidente. Ciò che ho veramente apprezzato di questo racconto sono proprio gli spunti che ci regala, capaci di farci riflettere sulla realtà in cui viviamo e anche di farci scoprire una cultura e una mentalità distante dalla nostra.


Elia Natali

il libro fratelli viaggio al termine dell’Africa è un libro che ho particolarmente apprezzato. Mi ha subito colpito dalla sua storia, personalmente adoro le storie dove un personaggio parte per un viaggio straordinario in luoghi dove non si è molto al passo coi tempi. Un altra cosa che mi ha particolarmente colpito è la scrittura, sia la forma ma anche come idea. Andando avanti nel viaggio il protagonista visiterà luoghi e accosterà i suoi dialoghi con riferimenti storici successi in quei luoghi specifici. Mentre leggevo questo libro ho avuto modo di provare emozioni ben precise e riflettere molto su gli accaduti. Un ultima cosa che mi è molto piaciuta sono i dialoghi tra i due personaggi che da mondi totalmente diversi si trovano in una cella insieme e così avranno modo di conoscersi meglio. Forse però, si avvicina di più il giornalista jacopo storni poiché nato e cresciuto con una ricchezza moderata si troverà in una cella piena di sporcizia con un personeggio che ci è nato e cresciuto in un ambiente del genere.


Alessia Galingani

Dare come nome “Fratelli” a questo libro, credo sia il titolo più giusto che Jacopo Storni potesse dargli.

Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, pieno di paura, sofferenza, pianti, solitudine ma anche tanto amore, voglia di riscatto e di libertà, quella che non tutti hanno nel mondo. Dopo averlo letto, mi sono ricordata che nel mondo ancora qualcuno di puro, coraggioso, altruista e gentile c’è e che purtroppo costituisce solo una piccola percentuale della popolazione. Mi ha fatto pensare tanto questa storia.

Jacopo Stori ha fatto davvero tanto nei confronti di Mohamed e questo mi dà la volontà di voler continuare a fare del bene alle persone. Si è creato un rapporto bellissimo tra i due, proprio come se fossero fratelli, l’unica cosa che non hanno a comune è il legame sanguigno.

Mi sono emozionata tantissimo durante la lettura e quelle parole scritte mi hanno fatto molto bene al cuore.

Mi ha colpito molto anche il coraggio dell’autore, perché è un’avventura molto pericolosa, che non sempre va a finire nel modo giusto. Ma sono sicura che questo viaggio lo ha segnato e qualcosa è cambiato positivamente in lui.

Una frase che mi ha colpito molto è stata “Io italiano posso andare dove mi pare, quando mi pare. Tu no, devi soffrire nel tuo inferno”. Questa frase racchiude le ingiustizie che senza motivo sono costrette a subire milioni di persone, la “vitaccia” che fanno, il disprezzo inutile nei loro confronti. Sarebbe bello impegnarsi tutti per aiutarli, ma non è facile e non tutti sono d’accordo purtroppo.

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