Captain Fantastic

Captain Fantastic

CINEMA

Matt Ross

Captain Fantastic è un film del 2016 diretto da Matt Ross. I coniugi Ben (Viggo Mortensen) e Leslie Cash (Trin Miller) sono due attivisti anarchici, che non credono nel modello di vita americano fortemente legato al capitalismo, e hanno deciso di vivere la loro vita immersi nella natura selvaggia dei boschi che circondano Washington. Ben e Leslie crescono i loro sei figli secondo principi anticonvenzionali, educandoli a sviluppare un forte senso critico nei confronti della realtà che li circonda, ma condannandoli anche a contemplare la vita con estrema disillusione. La routine dell’anticonformista famiglia è scossa dall’improvviso suicidio di Leslie, a cui erano stati diagnosticati disturbi bipolari che la donna ha scelto di non curare, non credendo nella moderna medicina. Quando il nonno Jack (Frank Langella) decide di organizzare un funerale tradizionale, Ben si infuria e lo minaccia. L’uomo, tuttavia, comprende che il funerale potrebbe diventare un buon pretesto per portare i suoi figli nel caos del centro urbano e mostrargli la differenza on la loro idilliaca vita. Quello che Ben non poteva prevedere, tuttavia, è che i ragazzi iniziano a dubitare degli insegnamenti ricevuti, in particolare Bo (George MacKay) che vorrebbe frequentare un college ed avere un’educazione tradizionale. Ben rimarrà molto colpito dalla vicenda, che lo porterà a riconsiderare le proprie idee estreme sulla vita…
Nato a Greenwich, dopo il divorzio dei genitori si è trasferito con la madre in una comune ad Ashland, in Oregon. Si è diplomato alla Ashland High Scholl, poi si e trasferito a New York per studiare alla Juilliard School of Drama. Dopo la laurea presso la Juilliard ha studiato anche alla New York University. Negli anni novanta ha recitato nei film L’esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam, Face/Off – Due facce di un assassino di John Woo e Falso tracciato di Mike Newell. Nel 2000 è apparso in American Psycho, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Bret Easton Ellis. Nel 2004 ha interpretato il ruolo dell’ingegnere Glenn Odekirk in The Aviator di Martin Scorsese, l’anno successivo ha fatto parte del cast di Good Night, and Good Luck., diretto da George Clooney. In campo televisivo è apparso come guest star in numerose serie televisive, tra cui Una famiglia come le altre, Cinque in famiglia, Oz, Six Feet Under e Bones. Diventa noto per il ruolo di Alby Grant nella serie televisiva HBO Big Love, interpretato dal 2006 al 2011. Ha avuto il ruolo ricorrente di Jack Klein nella serie TV Magic City e del Dr. Charles Montgomery in American Horror Story. Dal 2014 fa parte del cast della serie televisiva Silicon Valley interpretando il personaggio di Gavin Belson, CEO della Hooly, azienda che si occupa di nuove tecnologie. Dopo aver scritto e diretto due cortometraggi, nel 2012 debutta come regista con il film indipendente 28 Hotel Rooms, interpretato da Chris Messina e Marin Ireland. Nel 2016 dirige il suo secondo lungometraggio intitolato Captain Fantastic, con protagonista Viggo Mortensen.

Recensioni

Francesco Bessi

I figli, in un modo o nell’altro, saranno sempre condizionati dai genitori. A volte é una cosa positiva, altre invece graveranno sulla vita dei figli.
L’inizio del film é stato particolarmente confuso per me, in quanto in pochi minuti sono stato bombardato di informazioni che poi si sono rivelate cruciali nel capire a fondo le future scene.
Vivere in mezzo al nulla li ha formati a livello di sopravvivenza, ma inaspettatamente anche a livello scolastico grazie all’insegnamento del padre e della madre, personaggio sul quale si incentra tutta la storia.
Essa infatti si vede in senso pratico solo nelle primissime scene e circa verso la fine del film.
Lei dopo mesi di ricovero psichiatrico si suicida lasciando le sue ultime volontà, prima del ricovero, al marito.
Egli lotterà per fare si che i genitori della moglie non facciano di testa loro e per portare a termine le sue richieste.
La scena che più mi é piaciuta e quella in cui la bambina piccola dimostra avere conoscenze superiori anche di quelle degli adulti e dei ragazzi.
Anche l’affetto che i figli dimostrano al padre, soprattutto verso la fine del film mi ha notevolmente colpito, perché anche se sapevano che aveva commesso degli errori, sapevano anche che avrebbe fatto di tutto per dargli il meglio.


Gabriele Mannini

Questo film è intitolato capitan fantastic è uscito al cinema il 7 dicembre del 2016, diretto da matt ross e di durata di 118 minuti. Quato film non è tratto da un libro ma è una storia completamente inventata dove ben e la moglie hanno sciento di crescere i propri figli nel cuore di una foresta del nord america, senza fargli mai vedere la tecnologia e la civitò moderna. Un tragico evento,però, cambierà le cose. Il film secondo me è molto chiaro e coinciso e fa capire bene come vivevano gli antichi prima di noi. Secondo me il messaggio che il regista ha voluto dare è che estremizzare tutto non è sempre giusto ma bisogna cercare di stare sempre al centro come poi verso la fine del film scopriremo. Il linguaggio di questo film è molto esplicito e coerente con il contesto in cui ci troviamo. I personaggi secon do me rispecchiano perfettamente il tipo di persone che interpretano e sono sempre coerenti. A me personalmente il film è piaciuto perchè dimostra che non bisogna mai estremizzare le cose ma bisogna sempre cercare di fare un via di mezzo. Una ciena che mi ha colpito molto è la prima dove uccidono il cervo. Questa sciena mi ha colpito molto perchè fa subito capire in che ambito ci troviamo e lo stile di vita di questa famiglia. I peronaggi inizialmente mi hanno passato delle emozioni di felicitò successivamente quando scoprono che la madre è morta mi hannoi tyrasmesso emozioni molto forti come la rabbia e la tristristezza. Il finale del film secondo me è molto scontato forse avrei fatto una cosa con un po’ più di sorpresa. Come dicevo rpima concordo pienamnte con il messaggio del film perchè ce ne possiamo rendere conto sempre anche nei partiti politico di oggi ma anche quelli del passato.


Sara Nistri

“Captain Fantastic”, il film di Matt Ross (2016), è sicuramente una pellicola che fa pensare.

Una famiglia di otto persone si ritira a vivere per scelta nelle foreste del Nord America, lontana da ogni contatto con la civiltà e da qualsiasi tipo di tecnologia.

Il padre, Ben, per anni ha inculcato ai figli una filosofia di vita che secondo lui rispecchia la libertà e per questo va contro la propria famiglia e contro quella della moglie,(che affetta da disturbo bipolare, muore suicida all’inizio del film) e anche contro tutti gli schemi della società moderna, in nome di un’ideologia filo-marxista, che vede il progresso come l’origine dei mali.

I ragazzi sono pieni di sani principi e preparati meglio che in qualsiasi istituto scolastico ma sembra che vivano in una “bolla” lontana dalla vita reale.

Sicuramente il padre è spinto dall’amore però la sua posizione troppo estrema rischia di mettere in serio pericolo i figli, e sempre quell’amore lo porta, per il bene dei ragazzi, a rivedere le sue idee.

Loro invece si scontrano chi più chi meno, con i suoi principi senza però mai mettere in dubbio il fortissimo sentimento che li lega al genitore. Secondo me non è un film indicato per gli amanti dei film d’azione ma, per chi da un film cerca anche uno spunto di riflessione, è da vedere.


Mariano Guerrero Loyo

La storia del film è strutturata bene anche se al principio del film pensavo che il padre era il buono del film mi ero resso conto che quella c’elta fatta dal padre è stata un brutta idea perche i suoi figli non sapevando altro che non era scritto nei libri che leggevano

Durante il film il pensiero del padre cambia di pensare che facceva lo corretto a rendersene conto che tutto il tempo era sbagliato , questo perche che i suoi figli non dovevano vivere in una foresta lontana dalla comunita e dovevano andare alla scuola per studiare vicini ad altri ragazzi


Cristian Taranto

Il Regista del film Captain Fantastic è Matt Ross che fa anche da sceneggiatore. L’opera è stata girata negli Stati Uniti del Luglio 2016 e dura 118 minuti.
Gli attori principali sono Mortensen, Mackay, Isler, Basso, Crooks e Hamilton nel ruolo di Rellian.
La mia piccola descrizione del film:
Una coppia si trasferisce nel bosco e decide di costruire una famiglia isolata dal mondo. I figli vengono educati dalla famiglia e del mondo conoscono solo la “teoria”.
Il film ha inizio con un rito di iniziazione in cui il figlio maggiore uccide un capriolo e ne mangia il cuore. L’utopia del padre è fallimentare perché i ragazzi anche se sono istruiti e capaci di cavarmela nel bosco, non hanno rapporti sociali e comunicativi. La sceneggiatura è ben costruita e ci permette di capire i punti di vista dello sceneggiatore-regista.
Nel complesso questo capolavoro mi è piaciuto perché mi ha trasmesso un messaggio positivo. Il personaggio che mi ha colpito di più è il fratello maggiore perché in città non sa adattarsi e sembrava incapace di vivere.
Il finale non mi è sembrato convincente perché mi sarei aspettato una conclusione più imprevedibile. I personaggi hanno recitato molto bene, ma Rellian mi ha colpito particolarmente perché anche se ancora un bambino ha recitato benissimo trasmettendo le sue emozioni. Consiglio a tutti di vedere questo film. 👍


Duccio Bertini

Sin dall’inizio, il film mostra chiaramente che la famiglia protagonista non è come tutte le altre: è anticonformista ed ha uno stile di vita totalmente legato alla natura ma nel contempo si informa anche sulle attualità del mondo moderno, ma senza farne uso. Il padre insegna ai figli come andare a caccia, come accendere il fuoco ma anche filosofia, politica ed i ragazzi si istruiscono mediante una vasta scelta di libri che hanno. Mi ha stupito molto che il padre tenesse molto alla loro cultura generale e che i ragazzi sapessero rispondere senza dubbi alle sue complesse domande. Gli eventi della storia prendono il via con la morte della madre. Inizialmente sconvolti, arrabbiati e rattristiti i ragazzi decidono poi di partire assieme al padre per dare un ultimo “saluto” alla madre nonostante i cattivi rapporti coi nonni che incolpano il padre dei ragazzi della morte della loro figlia. Mi ha commosso il fatto che i ragazzi hanno cercato in tutti i modi di convincere il padre a partire per andare dalla defunta madre. Durante il viaggio la famiglia canta varie canzoni in coro e questo mostra che nonostante una perdita così importante la famiglia è molto legata e non si vuole arrendere alla tristezza, bensì vuole reagire alla tragedia. Arrivati dai nonni dei ragazzi, la famiglia si sente molto spaesata e confusa per via delle molteplici evoluzioni del mondo moderno. Alcuni dei figli iniziano a pensare che i metodi educativi del padre siano sbagliati e si ribellano a lui. Il padre rivaluta tutte le sue scelte nei confronti dei suoi figli e si rende conto che forse erano state estreme e non avevano permesso ai suoi figli di relazionarsi con altre persone. La famiglia protagonista riesce ad averla vinta sui nonni e riusce così a cremare la madre tra i cori della famiglia (come di sua volontà) invece che seppellirla. è stato molto interessante lo scontro tra lo stile di vita della famiglia in mezzo ai boschi e la vita frenetica della società moderna e da ciò si nota che il modo migliore di vivere è una via di mezzo tra i due.


Samuele Stecca

Esiste il modello di vita perfetto? Qual è, se esiste, il miglior modo in assoluto per crescere i proprio figli? Queste sono le domande su cui verte “Captain Fantastic”, film che appartiene ai generi drammatico e commedia, prodotto dalla Electric City Entertainment e distribuito dalla Good Films. è stato diretto dal regista Matt Ross ed ha ricevuto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2016. Tra i principali attori che hanno preso parte al cast si può sicuramente citare Viggo Mortensen. Questa pellicola mostra la storia di una famiglia particolare, composta da un padre e dai suoi numerosi figli, che vive in modo autosufficiente in un bosco isolata da qualsiasi forma di civiltà. Il padre Ben (Viggo Mortensen) allena i figli fisicamente ed intellettualmente per prepararli alle difficoltà che potrebbero incontrare nella loro vita e crede fermamente che quella sia la miglior vita possibile, poiché è l’opposto di quella vissuta nella società americana odierna, basata sul consumo, in cui tutti condividono lo stesso modello e le stesse scelte di vita. Un giorno vengono a sapere del suicidio della madre, in quel momento lontana dalla famiglia, quindi decidono di partire verso il mondo civilizzato in occasione del funerale della madre, di fede buddista, per rispettare le sue ultime volontà che prevedevano la cremazione e la dispersione delle ceneri in un gabinetto di un bagno pubblico. Penso che questo film tratti un argomento delicato e non affatto semplice, ossia il rapporto genitore-figlio; infatti senza ombra di dubbio lo stile di vita dei genitori ha un impatto enorme sui figli, soprattutto da piccoli, e potrebbe condizionare per molto tempo la loro vita. Questo aspetto si può ritrovare sicuramente nelle scene in cui Ben e i figli vengono ospitati in città a casa della sorella di egli ed in particolare durante la cena. Dal punto di vista delle tematiche il film può essere ritenuto interessante, ma secondo la mia opinione non è da considerarsi tale se si cerca un film coinvolgente; in altre parole non è uno di quei film che “tiene incollati allo schermo”. In sintesi questa storia tratta un tema interessante, sviluppato però in un modo che non lo rende molto coinvolgente per tutti.


Francesco Serio

Come spesso accade nelle famiglie d’oggi i figli sono influenzati nelle scelte di vita dai genitori, nel film di Matt Ross questa problematica è ancora più accentuata infatti i figli sono obbligati dai genitori a vivere in una foresta senza né internet né amici. E senza neanche andare a scuola il che potrebbe far pensare a dei figli analfabeti invece si dimostrano essere dei veri e propri geni. Il tutto inizia subito dopo la morte della madre tramite il suicidio molto probabilmente dovuta proprio dal fatto di vivere isolati in una foresta. Da qui infatti i figli desiderosi di fare una vita normale, quindi avere amici e andare a scuola come tutti si ribellano contro il padre cercando di ottenere la “libertà dalla foresta”.


Elena Salvadori

Ben, il protagonista, vive insieme alla sua famiglia lontano dalle città e sopravvivono grazie alle loro risorse. La moglie di Ben e madre dei ragazzi muore suicidandosi. La famiglia a quel punto intraprede un viggio all’interno della vita civilizzata per partecipare al funerale della madre anche se senza il consenso del nonno materno. Questo film mi è piaciuto molto e consiglio di vederlo


Paolo Dellasorte

Titolo: Capitan Fantastic

Data di uscita: 8 luglio 2016

Regista: Matt Ross

Casa di produzione: Electric City Entertainment, ShivHans Pictures

Attori principali: Viggo Mortensen, George Mackay, Samantha Isler, Annalise Basso, Nicolas Hamilton, Shree Crooks, Charlie Shotwell Il film racconta di una famiglia lontana dalla tecnologia e dalla società corrotta e capitalista di oggi. Il padre e capofamiglia Ben, guida i suoi sei figli in una vita isolata nella foresta, dove gli insegna a cavarsela da soli: cacciando animali, facendo arrampicata, attraverso allenamenti giornalieri come corsa ed esercizi fisici e arti marziali; ma non manca di certo lo studio, infatti, la sera si mettono intorno ad un falò e studiano da dei libri le stesse cose, se non più avanzate, che si fanno a scuola con compresi esami. Le cose vengono scombussolate però dalla morte della madre, ormai da settimane in ospedale. a complicar le cose Ben viene minacciato dal suocero di non venire al funerale di sua moglie o lo farà arrestare,ma deciso a rispettare le ultime volontà di essa, decide di rischiare e attraversare l’intero stato insieme alla sua famiglia su uno scuolabus.In questo viaggio però avverranno degli eventi che faranno riflettere il padre, cambiando profondamente, realizzando che forse i suoi metodi di insegnamento e il suo stile di vita non erano poi così tanto giusti come credeva.

Penso che questo film sia molto bello da un punto di vista più tecnico, perché attraverso le inquadrature, le scene, i giochi di luce e senz’altro grazie agli attori, riesce a farti entrare dentro la pellicola. Una scena che mi è piaciuta molto è quella raccontata in seguito al taglio della barba, il quale è significativo dato che ci vuole far capire che non è più l’uomo di prima, in cui troviamo il padre famiglia da solo sul bus e grazie ad un primo piano possiamo vedere che l’attore in questione scoppia a piangere. Mi piaceva perché in totale la scena dura un minuto e non è per niente banale per un attore piangere per finta per un minuto consecutivo davanti ad una telecamera, di solito durano al massimo 3-4 secondi. Questa cosa mi convince ancora di più a pensare che gli attori protagonisti, in questo caso Viggo Mortensen, siano davvero bravi. Nonostante lo ritenga un bel film ci sono delle cose che non mi tornano molto, ad esempio, come quei ragazzi riuscissero a imparare così tante cose, soprattutto alcuni concetti scientifici non semplici.


Mattia Nannoni

Il film “Captain Fantastic” mi è piaciuto molto, soprattutto il rapporto genitori-figli; mi ha colpito come il padre e la madre siano riusciti a crescere i loro figli in una foresta. Penso che ciò sia paranormale e inizialmente credevo che fosse impossibile ma guardando il film mi sono reso conto invece di come siano cresciuti bene. Un punto secondo me da sottolineare è il confronto tra i figli cresciuti nella foresta e quelli cresciuti nella società americana. i primi hanno passato la loro adolescenza senza tecnologia, con una preparazione fisica e intellettuale in modo da essere pronti alle difficoltà che potrebbero forse un giorno incontrare nella vita; i secondi invece sono cresciuti costantemente con la tecnologia. Due mondi completamente diversi.


Jacopo Fallani

Ben vive da oltre dieci anni con I suoi 6 figli lontano dalle città e dalla società, in una foresta del Nord America. Con la moglie aveva scelto di trasferirsi laggiù come forma di rifiuto verso un mondo capitalistico e corrotto vigilando strettamente sulla educazione dei figli facendogli leggere un sacco di libri e imponendo a loro duri allenamenti. Un film utopista per niente banale con una morale contorta, che mette in confronto due società completamente diverse, lasciando dubbi sull’educazione dei figli e se sia giusto per loro vivere completamente distaccati dalla realtà contemporanea.


Marco Agnelli

“Captain Fantastic” è un film che parla di un padre che sceglie di crescere i propri figli in una foresta a Nord America cercando di evitare al massimo il contatto con la tecnologia e la civiltà moderna. Si troveranno davanti a una scelta quando scopriranno la morte della madre. Mi è piaciuto molto infatti mi ha coinvolto particolarmente tanto da immedesimarmi nel film. Infatti durante il secondo atto durante la scena del midpoint quando la ragazza cade (non specifico per no spoilerare!!) mi sono spaventato a tal punto da alzarmi dal divano e dire ad alta voce: “Oh no, come faranno i nostri eroi??!!”. Per immedesimarti anche tu ti consiglio di guardare il film Captain Fantastic (cliccando qui ) diretto da Matt Ross e come protagonista Viggo Mortensen.


Giulia Vannuzzi

Il film di Matt Ross è molto interessante e coinvolgente, risulta però un po’ complesso date le tematiche che affronta. Queste infatti sono numerose e tutte molto rilevanti, uno dei tanti temi affrontati è l’essere genitore. Ben, padre di famiglia, anti-consumista che cresce i suoi sei figli senza la presenza della moglie e in un modo un po’ alternativo. Loro infatti non sanno relazionarsi con gli altri e stare in società. Hanno però altre abilità che si sviluppano nel vivere in una foresta come cacciare, arrampicarsi, usare le armi.

Una scena che mi ha colpito particolarmente è stata quando la famiglia si riunisce a salutare le spoglie della madre. Mi è rimasta impressa perché la trovo emozionante e realistica.


Duccio Serrai

“Non è importante come o dove vivi, ma con chi vivi” questa è la frase che mi è saltata in mente dopo aver visto “Capitan Fantastic”. Si racconta di una numerosa famiglia Americana che vanta uno stile di vita inusuale poiché abitano la foresta, vivendo di ciò che hanno ma nonostante questo, a nessuno pare dispiaccia non avere le comodità della vita di città come tutti noi.

Il film comincia con la morte della madre: infatti ella, affetta da un disturbo neurodegenerativo si suicida in ospedale, dove era stata “costretta” ad andare dal padre che non approvava lo stile di vita della famiglia della figlia. Inoltre il padre non voleva né rispettare le ultime volontà testamentarie della figlia, la quale voleva essere cremata in quanto buddista, né voleva il marito della figlia al funerale.

I sei ragazzi studiano a “casa” con il padre e quando si confrontano con i ragazzini di città, che frequentano regolarmente la scuola, è sconvolgente come nonostante studino a casa siano molto più preparati dei coetanei. Proprio riguardo a questo c’è una scena comica: gli zii dei ragazzi sono preoccupati per il livello di istruzione dei nipoti poiché non frequentano la scuola così Ben (il padre) chiama la più piccola delle sue figlie e i suoi due nipoti (che frequentano la scuola) e gli pone una domanda sul codice dei diritti americano a cui solo sua figlia sa rispondere dimostrando anche un notevole spirito critico per la sua età.

Insomma il film provocherà inevitabilmente nello spettatore emozioni contrastanti, passando da momenti tristi, a comici, a felici e a momenti dolci che si vivono in famiglia, primo su tutti l’amore dei figli per il padre che alla proposta di vivere in città con i nonni, rifiutano e di nascosto fuggono con il padre, all’insaputa dello stesso.


Elettra Morganti

Un film diverso e uno stile di vita diverso. Ragazzi che vivono nella foresta col padre senza sapere com’è il mondo al di fuori dei libri. Poi un evento che cambierà le loro vite. Cosa faranno i ragazzi? Avranno una vita “normale” o vivranno ancora nella foresta?


Leonardo Matteini

Inizialmente pensavo che questo fosse il medesimo film sentimentale…. e invece non era così: infatti mi ha particolarmente catturato il riscontro tra i due mondi differenti e il legame strettissimo della famiglia.


Damiano Venturi

La scelta di una coppia di genitori di vivere una vita diversa, abitare nella natura, cacciare per mangiare, allenare il corpo e la mente, evitare qualsiasi forma di consumismo e di modernità, è messa in discussione nel momento in cui la madre, molto fragile psicologicamente, si suicida durante un ricovero in ospedale.

I sei figli si scontrano improvvisamente con il mondo che non conoscono e mettono in discussione la scelta del padre che vorrebbe continuare a vivere nei boschi.

Partiti per la “missione” di cremare la madre come da sue volontà, i ragazzi finiscono per conoscere tutto ciò che i libri non hanno mai potuto insegnargli come le relazioni o il contatto con altri adolescenti .

Capisco profondamente ciò che i ragazzi, nonché figli di Ben, pensarono nel momento in cui gli fu imposto di abbandonare loro padre per andare a vivere con i nonni poiché subire uno stravolgimento del quotidiano è particolarmente difficile da affrontare. Se, infatti, mi imponessero di abbandonare la “vita in città” per andare ad abitare in campagna o, addirittura, nella foresta probabilmente la mia reazione non sarebbe molto diversa dalla loro, che ritenevano “Casa” il mondo selvaggio e talvolta estraneo per noi.

Consiglio questo film a tutti coloro che volessero vedere un lungometraggio differente da quelli del momento, ricchi di effetti speciali, e a chi interessasse capire come le scelte dei genitori abbiano particolare influenza in quelle dei figli.


Emma Papini

Il film intitolato “Captain Fantastic” tratta la storia “singolare” di una famiglia, tra l’altro numerosa, che decide di vivere alla stato brado, immersi completamente nella natura, ed isolati dalla loro società.

Da qui la riflessione sugli aspetti positivi e negativi che una decisione così può comportare su una famiglia ma soprattutto sulla crescita dei figli. Tra gli aspetti positivi sicuramente il vivere secondo le leggi della natura stessa, nel rispetto dell’ambiente e di sfruttare ciò che essa offre solo per scopo di sostentamento.

Dall’altro l’impossibilità di avere contatti con la società impedisce ai ragazzi uno sviluppo completo della persona, compromettendo la relazione al di fuori dell’ambiente in cui vivano.

Il padre è combattuto su come continuare a gestire i figli in un’ambiente che spesso presenta pericoli per la loro stessa vita, ma il tutto si risolve in una convivenza tutti insieme mantenendo unita la famiglia, decidendo così di vivere in una casa piuttosto che in una capanna in mezzo alla foresta.

Il film ci fa riflettere su molti aspetti: il più importante è quello riguardante l’unione e l’amore dei componenti di una famiglia che permettono sempre di superare ogni tipo di difficoltà; un altro aspetto significativo della storia sta nel fatto che è giusto seguire fino in fondo dei sani principi di vita, seguendo a volte anche rigide regole, ma è anche giusto capire che a tutto c’è un limite, e che non si può pensare di vivere al di fuori della società, limitando contatti e integrazione, perchè anche questi aspetti fanno parte dello sviluppo di ogni persona.

Film senza dubbio da vedere, perchè ti fa capire quanto siamo dipendenti dalle relazioni sia familiari che della società in cui viviamo.


Gianluigi Todde

Avevo molto sentito parlare di questo film e avevo anche visto alcuni spezzoni, ma non lo avevo mai guardato interamente e non ero ben sicuro di cosa si trattasse, non volendo guardare la trama prima per non rovinarmi la sopresa di scoprire cosa stesse accadendo e cosa aveva portato agli eventi riportati nel film.

Questa storia ci mostra dalla prospettiva di Ben e i suoi figli la società in cui viviamo, facendoci riflettere sull’innaturalità di quasi ogni nostra attività, dalle religioni moderne alle semplici autostrade infinite che attraversano continenti, mettendola a confronto con uno stile di vita sì più a contatto con la natura, ma anche più estrema e pericolosa, che la famiglia conduce nella foresta. La mia scena preferita è infatti quella in cui Ben gira per il supermercato, mostrandoci scaffali su scaffali di prodotti alimentari imballati in plastica, posate usa e getta e frutta e verdura perfettamente in ordine e splendente.

L’opinione di Ben e la vita che insieme alla moglie Leslie ha scelto può essere facilmente soggetto di riflessione: da una parte, toglie ai figli i comfort di vivere in una casa senza doversi preoccupare di procurarsi del cibo e allontanandoli dalle altre persone impedisce loro di sviluppare delle relazioni umane al di fuori del ristretto gruppo che compone la famiglia, dall’altra, gli insegna a sopravvivere e gli consente di imparare non solo cose utili alla sopravvivenza, ma gli dà anche una cultura molto più ampia di molti ragazzi che vivono in condizioni “normali”.

Ovviamente, anche se questo film ci fa aprire gli occhi sull’assurdità delle convenzioni sociali e sullo stesso sistema su cui si basano, gli stessi protagonisti si rendono conto alla fine che neanche la loro vita estrema è un modo corretto di vivere, non permettendosi un momento di relax o la possibilità di andare a scuola come fanno tutti gli altri. Ci mostra infatti che bisogna vivere in un equilibrio e non agli estremi, né da un lato nè dall’altro.


Alessio Ficai

Il film Captain Fantastic secondo me è davvero ben riuscito e molto bello, lo consiglierei a tutti di vederlo perché ci fa vedere come è il mondo da un’altra angolazione.

Tutti noi ormai siamo abituati alle comodità della vita moderna: supermercati, case con riscaldamento e aria condizionata, cellulari e altri mille esempi. Cose che per noi sono del tutto normali, ma guardando questo film capisci che ci siamo adeguati troppo alle comodità, perché come visto dalla vita che conducono la famiglia di Ben è possibile vivere in natura senza il bisogno di cellulari, supermercati  e case comode, oltre a questo mi è piaciuto che anche se i ragazzi non vanno dal medico hanno comunque una salute di ferro, anche se non vanno a scuola hanno comunque una buona istruzione e anche se non vanno al supermercato e non fanno sport si allenano e cacciano per sopravvivere.


Guido Bevilacqua

Captain Fantastic è un film del 2016 di Matt Ross, con attore protagonista Viggo Mortensen. È la storia di Ben e dei suoi figli che in seguito al suicidio della madre Leslie decidono di raggiungere il Nuovo Messico nel loro camper per cremare il suo corpo e spargere le ceneri come da sua ultima volontà, nonstante la disapprovazione dei genitori di lei.

La particolarità della famiglia di Ben è che quest’ultimo ha scelto di farla vivere lontano dalla civiltà e dalle città urbane, infatti essi sono stabilmente accampati in una foresta dello stato di Washington, dove il padre istruisce i figli alla loro vita futura nel mondo che non hanno mai conosciuto tramite la filosofia, l’esercizio fisico e una stretta connessione con la natura.

La storia è piuttosto originale e non presenta cliché o buchi di trama, come ci si potrebbe facilmente aspettare da un film d’autore, perché alla fine di questo si tratta Captain Fantastic, un film d’autore. Ho apprezzato anche la scelta del casting: Viggo Mortensen, sempre in forma in termini di capacità attoriali; e degli attori sconosciuti nel ruolo dei suoi figli che però non stonano nel complesso e recitano piuttosto bene.

Consiglio la visione del film solo per l’interessante visione dell’educazione di Ben, che ha preparato al mondo i figli facendo loro scalare montagne, tirare con l’arco e leggere Middlemarch invece di semplicemente portali a scuola.


Dario Bucaioni

Captain Fantastic è un film del 2016 scritto e diretto da Matt Ross. È stato prodotto da Electric City Entertainment e ShivHans Pictures, ed è stato distribuito in Italia da Good Films. Il film ci racconta la storia di un padre di famiglia, impersonato dall’attore Viggo Mortensen, che vive isolato dalla società con i propri figli in un bosco. Dopo il suicidio della moglie però, il marito e i figli di quest’ultima saranno costretti a recarsi dai genitori di lei, per far si che le sue ultime volontà siano esaudite. Sinceramente questo film per me non è stato facile da interpretare, infatti mi è stato necessario guardarlo due volte per iniziare a capirlo. Non è affatto un film molto leggero e il tema principale, ossia il rapporto tra genitori e figli, non è un argomento facile da affrontare. Come dice sempre mia mamma, non esiste nessun manuale su come fare il genitore ed ognuno impara ad esserlo quando lo diventa. Ognuno educa i propri figli come desidera e come ritiene giusto, proprio come fa Ben, che crede di dover insegnare ai suoi figli valori ben diversi da quelli di una società come quella americana, frenetica e consumistica. Infatti i cinque figli di Ben sanno cacciare, sopravvive in una foresta, leggono e discutono argomenti molto avanzati per la loro età. Questo stile di vita, che Ben ritiene giusto per i propri figli, verrà messo in forte discussione quando lei e i suoi figli incontreranno i genitori di Leslie, la defunta moglie di Ben, che si fanno ambasciatori di uno stile di vita più sociale e confortevole. Una parte del film che mi è piaciuta molto è quando Ben e i suoi figli vanno a cena da sua sorella. Durante la cena emerge la netta distinzione nel modo in cui i due fratelli hanno educato i figli, facendo sorgere un litigio tra i due. Questa sequenza può far riflettere su come non ci sia un modo giusto su come crescere i figli, e che ognuno scelga quali valori trasmettere a questi. Penso che questo film non sia adatto a tutti, visto che non è di un’immediata comprensione.


Niccolò Peri

Questo film riguarda una famiglia con un padre e cinque figli i quali vivono tutti in una foresta negli stati uniti d’America in una “casa” costruita interamente da loro. Ad un certo punto succede un fatto che sconvolgerà la famiglia e quindi dovranno attraversare un lungo viaggio per raggiungere il loro obiettivo. Il film è pieno di scene alcu e divertenti ed altre più serie. Personalmente ho apprezzato molto la parte finale del film per la sua comicità


Leonardo Barucci

Una famiglia completamente diversa dal normale, che a prima impressione sembra quasi più un branco di animali. Vivono in un contesto completamente surreale, immersi nei boschi dello Stato di Washington, lontani dalla società moderna. Tutto ciò secondo il volere dei genitori, Ben e Leslie che disprezzano e temono il modello capitalistico su cui la società occidentale si basa, perché nei loro ideali allontana l’uomo dalla natura e crea bisogni inutili sempre nuovi.

Ben si prodiga ad educare i suoi 6 figli a cacciare per procurarsi cibo e ad effettuare allenamento fisico quotidiano ed escursioni per i boschi. Sorprendentemente però in un contesto così “selvaggio” l’istruzione non viene affatto trascurata: Ben infatti insegna ai suoi figli anche materie come scienza, arte e diverse lingue straniere e assegna periodicamente anche libri da leggere affinché possano sviluppare un proprio pensiero critico. Purtroppo un evento doloroso rompe l’armonioso equilibrio della famiglia: la morte della madre, Leslie. Un suicidio causato da un disturbo bipolare che l’aveva costretta a stare in un ospedale, lontana dalla sua famiglia. Per darle un ultimo saluto, Ben condurrà la sua famiglia attraverso gli Stati Uniti, da Washington al New Mexico a bordo di un mezzo assolutamente inconsueto, con il quale osserveranno la società moderna “imbarbarita”. Sarà per Ben una possibilità di dimostrare ulteriormente ai suoi figli le criticità del “mondo esterno”, oppure, al contrario, un’esperienza che farà gradualmente breccia nei rigidi ideali del padre?


Federico Amerini

Ben Cash, un hippie dei boschi della costa nord occidentale degli Stati Uniti, assieme alla moglie lascia il paese per rifugiarsi tra le montagne e allevare i suoi figli nel migliore dei modi: abituare fisicamente e intellettualmente alle difficoltà della vita. La cruenta morte della madre costringe, il protagonista a porsi delle domande e dei dubbi, a riflettere e a confrontarsi con un mondo che prima o poi i suoi figli dovranno affrontare.

All’interno del film troviamo tematiche alquanto complesse, ma affrontate dai personaggi con grande realismo e con un sottofondo di spensieratezza che rende il lavoro tanto semplice quanto profondo ed efficacie, senza arrivare mai al dramma profondo e, anzi, a volte anche divertendo.

La storia, tralasciando gli elogi e le personali considerazioni fatte in precedenza su di essa, è particolarmente e profondamente un’americanata, caratterizzata dal suo radicalismo nell’utopismo della società.


Giulia Iovino

Prima di vedere il film ho voluto leggere la trama per capire in cosa mi stavo imbattendo e cosa aspettarmi; ho pensato: “oh no, questi genitori stanno imponendo il proprio stile di vita ai figli”, mi aspettavo una famiglia rigida in cui i ragazzi si sarebbero ribellati per poter vivere come i loro coetanei. Ovviamente mi sbagliavo ed è stata una piacevole sorpresa rendermene conto.

Si potrebbe pensare che, non essendo i figli andati a scuola, siano ignoranti, perciò non mi sarei aspettata un certo livello di istruzione. Ho adorato in particolare la scena a circa metà del film in cui Ben e la sorella stavano avendo una discussione sull’educazione dei figli di lui, quindi ha chiamato i suoi due nipoti e gli ha chiesto cos’era il “Bill of Rights”; non sapendo rispondere, lui ha chiamato sua figlia di otto anni e le ha fatto la stessa domanda, solo che la bambina è riuscita a parlarne perfettamente, provando di non aver bisogno di andare a scuola.

Ci sono state delle scene che mi hanno fatto innamorare del film per il loro significato e messaggio: per fare un esempio, approvo moltissimo la trasparenza con cui parlava il padre Ben, dando priorità all’onestà e eliminando tabù. Infatti lo vediamo spiegare alla figlia cos’è un rapporto sessuale, cos’è una camera da gas, e dicendo subito ai ragazzi come era morta la madre.

Il film mi ha fatto riflettere su varie tematiche e in particolare sulla società di oggi, parendomi assurda dal punto di vista della famiglia protagonista, che trova strano vedere persone grasse, persone ricche, persone che comprano oggetti per divertimento, persone che credono in religioni assurde, e così mi rendo conto della società insensata in cui viviamo. Verso la fine del film viene citato da Rell Noam Chomsky: “if you assume that there is no hope, then you guarantee that there will be no hope. If you assume that there is an instinct for freedom, that there are opportunities to change things, then there is a possibility that you can contribute to making a better world”. Penso che questo sia un po’ il motto dei protagonisti, quello che li spinge a vivere in quel modo e li stimo molto per questo.

Come ultima scena abbiamo loro che sono finalmente riusciti a ottenere il corpo della madre deceduta e l’hanno festeggiata proprio come desiderava lei: essere cremata, avere persone gioiose accanto a lei che cantavano e ballavano. Devo ammettere di essermi commossa sentendo il canto di Kielyr con la famiglia più unita che mai !


Leonardo Nebbiai

Nel guardare il film Capitan Fantastic ho provato due sensazioni diverse, un po’ di rabbia per il fatto che dei genitori avessero deciso per i propri figli una vita fuori da tutto, dalla scuola, dalle amicizie e dalla tecnologia. Secondo me invece, i ragazzi avevano il diritto di conoscere tutto e poi decidere, una volta grandi, come vivere. È giusta una vita sana, ma senza isolarsi dal resto del mondo.
Tutto diventa poi più complicato dopo la morte della madre. Mi ha colpito molto vedere scene in cui il padre durante il viaggio per andare al funerale, fa finta di sentirsi male per far rubare il cibo dai ragazzi in un supermercato, o quando tutti insieme vanno al cimitero per prendere il corpo della madre e bruciarlo perché il suo desiderio era essere cremata, e buttare le sue ceneri in un bagno.
Ho trovato questa in particolare, una scena molto forte.
Ho apprezzato invece, la scelta finale del padre.
Consiglio di vedere questo film perché potrebbe essere una situazione reale, e comunque fa provare un contrasto di sensazioni positive e negative e fa riflettere molto. Gli attori sono poi molto bravi a farle sentire.

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